L’INTOLLERANZA ALLE LENTI A CONTATTO È MOLTO RARA E IL PIÙ DELLE VOLTE FRUTTO DI APPLICAZIONI SBAGLIATE O SCETTICISMO INGIUSTIFICATO DEL PAZIENTE
Si può affermare con sicurezza che non esiste il ‘rigetto’ delle lenti come evento immunoreattivo e, nel caso in cui dovesse presentarsi una fenomenologia simile, una diversa gestione applicativa potrebbe essere risolutiva. Il nostro approccio alla contattologia è basato sui più recenti studi in materia e su una consolidata esperienza che ci hanno permesso finora di gestire anche i casi più delicati. Per questo motivo Stecca Optometria ha attrezzato i suoi studi con le più recenti strumentazioni e si avvale della consulenza di specialisti del settore. Collaboriamo inoltre con aziende produttrici di lenti a contatto specialistiche che dedicano risorse importanti alla ricerca di materiali sempre più biocompatibili con la fisiologia oculare.
L’iter di gestione del paziente comprende una visita approfondita iniziale su appuntamento, che verrà seguita poi da una serie di visite di controllo variabili in base alle necessità del caso. È importante inoltre ad ogni visita avere informazioni sulla visione, il comfort, la sensazione di corpo estraneo e sui sintomi di secchezza. Ad ogni visita verranno eseguiti:
L’ESAME COMPLETO DELL’ACUITÀ VISIVA
L’ESAME DELLA SOVRA-REFRAZIONE SOGGETTIVA
L’ESAME DELLA TOPOGRAFIA CORNEALE
IL CONTROLLO APPROFONDITO DELLA LENTE
L’ESAME DEL PATTERN FLUORESCEINICO
L’ESAME IN LAMPADA A FESSURA CON E SENZA LE LENTI
Una volta che la prima lente di prova è stata scelta ed utilizzata per qualche ora, verrà eseguita in un secondo momento un’analisi metodologica della lente a contatto in uso, adottando un approccio clinico con l’annotazione dei sintomi, l’individuazione dei segni e la scelta della soluzione più opportuna. Gli eventuali problemi dati dall’utilizzo di una lente a contatto si possono riassumere in problemi ottici, meccanici, metabolici e d’idratazione, allergici, tossici o infettivi, tissutali.
TOPOGRAFIA CORNEALE
Stecca Optometria esegue l’analisi computerizzata della cornea, atta a definire l’esatta geometria per la migliore applicazione delle lenti a contatto e per una resa ottimale.
CONTATTOLOGIA AVANZATA
Le nuove cognizioni di aberrometria e topografia, ci hanno portato a nuove tecniche di applicazione delle lenti a contatto, sempre più efficaci e confortevoli.
QUALI LENTI A CONTATTO SONO DEFINITE SPECIALISTICHE?
Le lenti morbide o morbide toriche su misura, presentano i classici vantaggi di una lente morbida: praticità e miglior comfort rispetto alle lenti rigide. Queste lenti sono disponibili con curve base e diametri personalizzati, per meglio adattarsi alla zona centrale della cornea e seguirne l’eccentricità. Inoltre, nelle lenti morbide spessorate, lo spessore centrale aumenta, rispetto alle morbide classiche, per cercare di mascherare il più possibile l’irregolarità della cornea. Gli svantaggi sono l’incapacità di correggere astigmatismi irregolari e la bassa permeabilità all’ossigeno, tipica delle lenti in silicone hydrogel, anche se grossi passi avanti in questa direzione sono stati fatti dalle aziende costruttrici che ormai permettono il porto prolungato della lente morbida con un comfort soddisfacente.
Un altro tipo di soluzione sono le lenti semirigide gas permeabili con diametri generalmente compresi tra 8 mm e 15 mm; questo tipo di lenti sono disponibili con diversi tipi di geometria e con parametri personalizzabili, adatte ogni qual volta il paziente non raggiunga piena soddisfazione con una morbida. I vantaggi sono dati dalla capacità della lente di garantire una superficie ottica regolare che maschera l’irregolarità della cornea sottostante e assicurare un buon ricambio lacrimale sotto la lente. Gli svantaggi riguardano principalmente la difficoltà di adattamento del paziente.
Nelle situazioni in cui il comfort iniziale con una lente semirigida sia scarso e sia difficile raggiungere un buon centraggio, una soluzione è il sistema piggyback. Il sistema tradizionalmente prevede l’utilizzo di una lente morbida sulla cui superficie viene realizzata una svasatura in cui si inserisce la lente rigida. E’ un sistema particolarmente indicato anche nei casi di fragilità epiteliale. I vantaggi dell’applicazione piggyback sono di garantire il comfort di una lente morbida con la qualità visiva delle lenti RGP e al tempo stesso diminuire le complicanze corneali e la carenza d’ossigeno. Gli svantaggi sono ovviamente dati dalla gestione di due tipi di lenti, con le relative difficoltà nella manutenzione delle stesse.
Nei casi in cui il centraggio della lente sia difficoltoso o si voglia garantire qualità ottiche elevate rispettando la struttura epiteliale, si può optare per l’applicazione di lenti RGP più grandi. Diametri compresi tra 15 mm e 18mm possono essere considerate mini-sclerali, mentre diametri da 18 mm ad oltre 24 mm sono considerate sclerali. Queste lenti rappresentano oggi un’eccellente soluzione correttiva per tutte le cornee irregolari, che presentano distrofie, che hanno subito traumi o che sono state trattate con chirurgia corneale. L’applicazione di queste lenti richiede la conoscenza del profilo della giunzione corneo-sclerale e la topografia sclerale. Sono progettate per ottenere allineamento e stabilizzazione sulla congiuntiva sclerale e sollevamento sulla cornea. Poiché in queste applicazioni parte del liquido lacrimale rimane sotto la lente, possono avere anche un effetto terapeutico, oltre a mascherare aree molto ampie di irregolarità corneale. Offrono inoltre comfort e qualità ottica migliori.
Le lenti cosmetiche prostetiche per patologie oculari sono ideate e costruite su misura per pazienti traumatizzati o affetti da anomalie dell’iride, del cristallino, coloboma o leucoma corneale. Si utilizzano lenti morbide con iride dipinta a mano e pupilla nera o trasparente. Le lenti prostetiche cosmetiche vengono realizzate su misura e dipinte a mano, di qualsiasi colore sulla base di una fotografia digitale ad alta risoluzione dell’occhio controlaterale per risolvere dal punto di vista estetico le conseguenze di una cornea alterata da incidenti o malattie oculari.
CHERATOCONO
Il cheratocono è una distrofia corneale che viene considerata dal Ministero della Salute come malattia rara. In realtà, tra le tante malattie degli occhi in grado di compromettere la salute visiva, il cheratocono ha un impatto psicologico pessimo sul paziente che si vede affetto da un processo degenerativo che non guarisce, ma che può solo peggiorare. Quindi stiamo parlando di una malattia con durata estremamente lunga e che affligge prevalentemente i soggetti in giovane età. Il primo riferimento per un paziente con sospetto di cheratocono è spesso l’optometrista. Infatti i sintomi iniziali della patologia che spingono ad un’indagine più approfondita sono di solito manifestazioni di carattere visivo. La malattia esordisce generalmente con un forte prurito agli occhi accompagnato da arrossamento oculare; essendo però questi sintomi di scarsa specificità e associati il più delle volte a patologie oculari secondarie, vengono molto spesso trascurati. E’ invece la sintomatologia tipica dei difetti visivi che gioca un ruolo fondamentale: visione annebbiata e scarsa acuità visiva con gli occhiali sono le sintomatologie più frequenti. Compito dell’optometrista è dunque quello di eseguire un accurato esame della vista per attestare le capacità visive del paziente; di solito la malattia comporta un aumento della miopia accompagnato da astigmatismo obliquo già nelle prime fasi. Un altro indizio, utile nella costruzione del quadro di cheratocono sospetto, è l’elevata e anomala frequenza di variazione refrattiva con ovviamente altrettanto frequenti esigenze di cambio degli occhiali.
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